Gruppo di Lavoro Glaciospeleologia

LA SPELEOLOGIA GLACIALE E LA FSLO

Un po’ di storia…

Fin dalla seconda metà dell’800, secolo di scienziati ed esploratori, le cavità all’interno dei ghiacciai hanno attirato l’attenzione di chi ne percorreva la superficie: insieme con le prime avventurose esplorazioni con materiali di fortuna, proprio in quel periodo nacquero anche le prime teorie sulla formazione e sull’evoluzione di queste “maraviglie” naturali.

Tra i primi ad occuparsi di grotte nei ghiacciai, e a definirle, appunto, “maraviglie” ci fu proprio un lombardo, Antonio Stoppani, che può quindi essere considerato un po’ il padre della speleologia glaciale in Lombardia: di grotte glaciali parla, infatti, nel suo “Il bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia”, nel 1876.

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Figura 1: un mulino glaciale, disegnato da Antonio Stoppani nel suo “Il bel Paese” (1876)

Le prime esplorazioni “moderne”

Bisogna attendere però un secolo prima di vedere di nuovo i lombardi interessarsi a questo tipo di speleologia. Soltanto sul finire degli anni ’70, infatti, nuove tecniche e nuovi materiali, nonchè una sempre maggiore facilità nel viaggiare e nel raggiungere i ghiacciai, portano nuovo impulso e nuovo interesse a questo tipo di ricerca: è quindi in questo periodo che nasce la moderna glaciospeleologia.

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Foto 1: Cavità di contatto sul Ghiacciaio dei Forni. (foto Mauro Inglese)

Al pari della speleologia, dalla quale mutua tecniche, attrezzature e metodi di ricerca, anche questa disciplina presenta molteplici aspetti e diverse motivazioni per coloro che la praticano: per alcuni è sport “estremo” in ambienti spesso difficili e impegnativi, per altri è esplorazione geografica, non solo di grotte, ma anche di ghiacciai, a volte in luoghi remoti e difficilmente accessibili, per altri ancora prevale l’aspetto di documentazione fotografica e topografica, ma anche di ricerca e studio di ambienti e fenomeni poco conosciuti… quasi sempre, è un insieme di tutti questi aspetti.

Con qualche anno di ritardo, anche gli speleologi lombardi iniziarono ad occuparsene una quindicina di anni fa: i primi furono gli speleologi del Gruppo Speleologico Varesino, che nei primi anni ’90 effettuarono alcune ricognizioni e un primo tracciamento delle acque sul Ghiacciaio dei Forni (Valfurva, So). Nel 1994 iniziò una campagna di monitoraggio del Ghiacciaio dei Forni da parte di alcuni elementi del Gruppo Grotte Milano CAI-SEM, campagna che continua tuttora (2013) e che ha permesso di comprendere meglio la genesi e l’evoluzione delle grotte endoglaciali. Sporadicamente, inoltre, da più di 15 anni vengono effettuate ricognizioni anche ad altri ghiacciai da parte di piccoli gruppi di persone appartenenti ad alcuni (pochi) gruppi lombardi: si può quindi dire che l’esplorazione delle cavità endoglaciali in Lombardia ha avuto inizio molto presto, ma per diversi anni è rimasta purtroppo ristretta ad un numero di persone e di gruppi molto piccolo.

La cosa è comprensibile, se si pensa alle difficoltà logistiche e tecniche che questa attività richiede di affrontare, a cominciare dal fatto che i ghiacciai lombardi sono quasi tutti situati in zone non carsiche, e, quindi, lontani dalle sedi dei gruppi speleologici!

Alcuni risultati

I ghiacciai più frequentati sono ovviamente quelli più vicini, in Lombardia, ma anche in Svizzera: il già citato ghiacciaio dei Forni (Valfurva, So), i ghiacciai della Ventina e dello Scalino (Valmalenco, So), il ghiacciaio del Forno (Val Bregaglia, CH) e il ghiacciaio del Morteratsch (Engadina, CH), ma non mancano alcune punte anche in altri ghiacciai alpini, come il Gorner, l’Aletsch o il Miage.

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Foto 2: Mulino sul Ghiacciaio dei Forni: il pozzo d’ingresso è profondo 15 m. (foto Mauro Inglese)

Purtroppo, la glaciospeleologia è un’attività che può essere praticata in una ristrettissima finestra temporale, nei mesi di settembre – ottobre, quando rallenta la fusione estiva (permettendo quindi di scendere i pozzi e gli inghiottitoi in sicurezza e di esplorare le grotte di contatto senza problemi di acqua), ma prima che inizino le nevicate autunnali (che rendono la progressione sui ghiacciai più difficoltosa, e anche più rischiosa, e più complicato anche il raggiungimento dei ghiacciai stessi).

Per questo, visto lo sparuto numero di persone che, fino a qualche anno fa, si dedicavano a questa attività così particolare, spesso i gruppi si sono concentrati su un unico ghiacciaio, con lo scopo di osservarne l’evoluzione nel corso degli anni, come è accaduto su Ghiacciaio dei Forni. I risultati degli studi sono molto interessanti, non solo dal punto di vista della formazione ed evoluzione delle grotte endo- e sottoglaciali, ma anche come monitoraggio dello stato dei ghiacciai stessi: la glaciospeleologia è una disciplina che può quindi portare contributi interessanti alla comprensione delle dinamiche glaciali e alla glaciologia in generale, e diversi articoli di speleologia glaciale scritti da speleologi lombardi sono stati pubblicati da importanti riviste di glaciologia (per esempio: Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, edita dal Comitato Glaciologico Italiano, e Terra Glacialis, e sul recentissimo volume “I ghiacciai della Lombardia” del Servizio Glaciologico Lombardo).

Gli sviluppi recenti

Da alcuni anni a questa parte un crescente interesse nella glaciospeleologia e nei ghiacciai sta portando nuova linfa a questo tipo di studi e di ricerche: da circa due anni, infatti, il numero di speleologi lombardi che si dedicano alla glaciospeleologia è molto aumentato, dando così la possibilità di ampliare le ricerche, estendendole anche ad altre zone, e di sfruttare al meglio il ridotto periodo nel quale è possibile praticare questo tipo di ricerche.

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Foto 3: Mulino sul Ghiacciaio dei Forni, costituito da una sequenza di due pozzi, con una profondità di 50 m. (foto Mauro Inglese)

Anche in questo caso, come in altri ambiti della speleologia lombarda, c’è stata, fin dall’inizio, una bella collaborazione tra chi si occupava di grotte glaciali da lungo tempo e chi, invece, iniziava ad interessarsene. Ne è risultato un più che positivo connubio tra l’esperienza e le conoscenze dei “vecchi” e l’energia e l’entusiasmo dei “giovani, che ha sicuramente portato un nuovo impulso alla glaciospleologia lombarda.

Gli ultimi risultati

Uno dei risultati più interessanti di questa interazione tra gruppi e persone è stata, sicuramente, la partecipazione all’organizzazione del primo corso di glaciospeleologia del CAI, organizzato nel settembre del 2009 dal CAI di Varallo con la collaborazione di speleologi del Gruppo Grotte Milano e del Gruppo Grotte Saronno e numerosi altri lombardi “indipendenti”, che, però, mantengono stretti contatti con i gruppi FSLO. Il corso ha visto una nutrita partecipazione di speleologi lombardi, sia nel corpo “docente” per le lezioni teoriche e pratiche, sia come “allievi”. Dato il grande interesse che ha suscitato, il corso è stato poi replicato nel settembre del 2010, sempre nella splendida cornice del Ghiacciaio dei Forni.

La glaciospeleologia lombarda mantiene anche buoni contatti con altri gruppi e persone in altre regioni, e partecipa ad importanti progetti di ricerca, come il Progetto Speleologia Glaciale, nato nel 2008 per iniziativa del Gruppo Speleologico CAI Varallo, Gruppo Grotte CAI Saronno e Gruppo Grotte Milano CAI-SEM.

Sotto l’egida del PSG, e con il patrocinio della Federazione Speleologica Lombarda sono stati organizzati due campi glaciospeleologici nazionali, nel 2011 e nel 2012 al Ghiacciaio del Morteratsch e del Pers, che hanno visto la partecipazione di numerosi speleologi da tutta Italia.

Nel settembre 2012 su questi due ghiacciai è stato anche effettuato un test di tracciamento delle acque, in collaborazione con il SUPSI (Scuola Universitaria Superiore della Svizzera Italiana) di Lugano e con il patrocinio di FSLo, SSI e Commissione Centrale per la Speleologia del CAI, allo scopo di accertare la presenza di laghi endo- e subglaciali.

La positività delle interazioni e il buon accordo tra gli speleologi lombardi interessati alle grotte nei ghiacciai ha di fatto creato un “gruppo informale” all’interno della FSLO, aperto a tutti coloro che sono interessati a questo particolare settore della speleologia.

 

Paola Tognini e Andrea Ferrario

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